25.4.11

Nudo artistico







I disegni sul tema del nudo e dell’erotismo svelano l’universo più intimo del pittore Viennese Gustav Klimt, il pittore "deòò'universo femminile" come venne nominato postumo.




Gustav Klimt
Seminudo seduto (Studio per La Vergine), 1913
Matita, matita blu e matita arancione

Rivelano un’immagine privata dell’artista poco conosciuta al grande pubblico, che consente di esplorare in profondità la sua personalità più intima.
Nei suoi disegni, Klimt rende un omaggio alla bellezza femminile attraverso nudi, ritratti in pose spesso estremamente erotiche. Tale rappresentazione del corpo femminile gli permetteva di esprimere e di raggiungere, con il più alto grado di verità, l'essenza delle idee.





Gustav Klim
Seminudo 1914-1915
Matita

I disegni - spesso momento preparatorio per le creazioni pittoriche e destinati a un pubblico privato di amici, estimatori e critici - sono liberati dai motivi decorativi, nei quali le figure scompaiono, come assorbite da una trama astratta. Come ha scritto il critico Werner Hofmann, “Klimt era capace di dipingere la donna nella sua distante dignità e di disegnarla nella sua totale disponibilità sessuale”.





La sua produzione, che inizialmente predilige grandi spazi e una dimensione pubblica (la grande sala dell’Università di Vienna), trova nel disegno un momento di più intimo confronto. Le sue opere su carta non sono realizzate per essere mostrate in pubblico, anche se i critici suoi contemporanei le consideravano le sue creazioni migliori.

19.4.11

Dust

Ecco le immagini di "Dust" progetto artistico frutto della collaborazione (nata nel 2009) di Ujin Lee e Tom Edwards.










13.4.11

Una donzella non con uman volto

VENUS




Venere trae il nome dalla dea romana dell'amore e della pace. Per i greci era Afrodite, per gli egiziani Iside e per i fenici Astarte. Venere era associata al rame (metallo di cui è ricca Cipro, isola natale di Afrodite) e veniva raffigurata a volte come un triangolo piatto, a volte con il numero cinque ed altre con il colore blu. Veniva inoltre identificata con il giorno di Venerdì: i Sassoni usavano il nome della loro dea della fertilità, Fria, che si trasformò poi nel nome inglese di Friday (Venerdì), mentre il nome francese Vendredi indica la sua chiara origine greco-latina.

Secondo la mitologia, Venere/Afrodite era figlia di Cielo e Mare, ovvero di Urano e Gaia; ma viene anche riconosciuta come una delle figlie di Zeus, o anche come figlia della schiuma del mare.

Esistono due versioni della nascita di Venere: nella prima (narrata da Esiodo nella sua Teogonia), la dea era nata prima delle altre divinità dell'Olimpo. Quando il titano Crono recise i genitali del padre di Venere (Urano) e li gettò in fondo al mare, il sangue ed il seme in essi contenuti si addensarono in forma di schiuma e da questa emerse Afrodite (da cui l'origine del suo nome: la parola aphros significa schiuma), , che fu sospinta dagli Zefiri fino all'isola di Cipro; secondo altre fonti, approdò prima a Citera o a Pafo. Sulla riva, comunque, fu accolta dalle Ore (le Stagioni) che la vestirono, la agghindarono e la condussero presso gli immortali. Dunque, Afrodite non aveva avuto né infanzia, né fanciullezza: era venuta al mondo come una donna giovane e completamente formata (vedasi anche la "Venere in Conchiglia").



Nella rappresentazione di Botticelli, Venere, nata dalle onde, è in piedi su una conchiglia (simbolo di fertilità) e viene sospinta dagli dei del vento verso la riva, dove Flora, dea dei fiori, l'attende per avvolgerla in un rosso mantello. Le chiome fluttuanti e le vesti ondeggianti conferiscono al dipinto una vorticosa leggerezza.
In origine, Venere era la dea dei giardini e degli orti e solo in seguito venne identificata con Afrodite, dea dell'amore e della bellezza.

Dal Rinascimento in poi, questa ddivinità è stata la figura mitologica femminile più rappresentata nella storia dell'arte occidentale. Il suo ruolo di dea dell'amore giustificò il fatto che venisse dipinta senza veli e il suo nome era talvolta solo un pretesto per poter commissionare un nudo femminile.

Per i neoplatonici fiorentini del Quattrocento – come, per esempio, Lorenzo di Pier Francesco de' Medici, mecenate di Botticelli - c'erano due Veneri, immagini rispettivamente della natura spirituale e di quella fisica dell'amore. Secondo tale teoria, formulata per la prima volta da Platone, la Venere celestiale personificava l'amore nato dalla contemplazione del divino, mentre la Venere terrena attendeva di trasformarsi in quella celestiale. Nei dipinti, la prima era raffigurata nuda, come simbolo di purezza, mentre la Venere terrestre era vestita elegantemente e ricoperta di gioielli





Pierre Auguste Renoir, Il Giudizio di Paride, 1914
Germantown, Pennsylvania - Collezione privata


Venere/Afrodite fu la causa indiretta della Guerra di Troia, che iniziò con una contesa il cui oggetto era la proclamazione della dea più bella dell'Olimpo. Nell'opera di Omero non vi è alcun cenno a questa origine per la guerra di Troia, ma ne parla Euripide nelle Troiane.

Zeus era persuaso che la terra fosse sovrappopolata, quindi convinse Eris a partecipare alle nozze di Peleo con la nereide Teti, che lasciò rotolare tra i convitati una mela d'oro (il pomo della discordia), con la scritta «Alla più bella».

Nacque subito una disputa tra Era, Atena ed Afrodite. Le tre dee chiesero allora aiuto a Zeus, il quale si rifiutò di esprimere un parere, ma decise di rimettere il giudizio ad una persona imparziale. La scelta cadde sul pastore, Paride, che si trovava sul monte Ida. Qui Ermes, preso il pomo della discordia, condusse le tre dee. Ma a Paride venne chiesto di decidere non in base alla bellezza, ma in base al miglior dono che ciascuna gli avrebbe offerto. Giunone gli offrì di diventare il dominatore di Europa e di Asia, Atena gli promise che avrebbe condotto i Troiani alla vittoria sui Greci e Afrodite gli offrì in sposa la donna più bella del mondo (Elena). Paride consegnò così ad Afrodite il pomo della discordia e la dea lo condusse da Elena di Troia, moglie di Menelao, aiutandolo a rapirla: fu questa la causa della guerra di Troia. Con la sua scelta, Paride si inimicò anche Atena ed Era, che si schierarono con gli achei.



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Alexandre Cabanel, Nascita di Venere, 1863

Dalla Grecia, il mito di Afrodite penetrò nella cultura ellenistico-romana cambiando il nome in Venere (Venus). La Venere dei romani era in origine una divinità essenzialmente agreste, protettrice dei campi, dei giardini e dei loro coltivatori. Più tardi, divenne dea della bellezza e dell'amore e a lei si doveva la vita e, infatti, i romani la identificavano anche con la primavera, la rinascita della natura. Lucrezio, nell'incipit del De rerum natura, la descrive così:

Alma Venere, genitrice degli Eneidi delizia degli uomini e degli dei, tu che sotto gli astri erranti nel cielo fecondi il mare che porta le navi e la terra carica di messi, per te tutti gli esseri viventi sono concepiti e nascendo vedono la luce del sole; quando tu appari, o dea, fuggono i venti, fuggono le nubi del cielo, sotto i tuoi piedi la terra fertile produce fiori soavi, a te sorride la distesa del mare e il cielo, placato, versa un torrente di luce...



Paolo Veronese
Marte che spoglia Venere con amorino e cane, c. 1580
National Gallery of Scotland


Jacques-Louis David, Marte disarmato da Venere e le Grazie, 1824
Bruxelles, Musée Royaux des Beaux-Arts


VENERE CALLIPIGIA

10.4.11

VANITAS










E' quel gioco incredibile di specchi che da la sensazione che l'intera scena possa essere così volutamente e marcatamente interpretata secondo i significati e il libero di pensiero di ciascuno di noi.

Maurizio il Magnifico

Sono completamente ossessionata da Maurizio Anzeri. Il suo archivio è semplicemente incredibile, semplicemente inimaginabile.
Babbo Natale, capisco che sia troppo presto, ma se mi stai ascoltando ti prego: scendi sul Photographers Gallery e prendine uno per me.









3.4.11

Merci e plebi.

Partiamo da qui. Da una citazione. Carmelo Bene, attore-drammaturgo-regista-scrittore e poeta italiano nonchè considerato uno degli artisti più poliedrici nella storia del teatro, afferma:

"Ci sono cose che devono restare inedite per le masse anche se editate.
Pound o Kafka diffusi su Internet non diventano più accessibili, al contrario. Quando l'arte era ancora un fenomeno estetico,
la sua destinazione era per i privati.
Un Velázquez, solo un principe poteva ammirarlo.
Da quando è per le plebi, l'arte è diventata decorativa, consolatoria.
L'abuso d'informazione dilata l'ignoranza con l'illusione di azzerarla
."

Il passo è breve: mi vengo subito in mente. Io, con la mia inesperienza, io
che non ho ancora nemmeno un diploma (ma mancano circa due mesi) ho la presunzione di star qui a parlare di pittori, di quadri, di artisti che hanno fatto la storia.
Quanto, moralmente, posso arrogarmi il diritto di dare giudizi, di dire cosa è bello e cosa non lo è, di dare una mia versione dei fatti, di esprimere le mie opinioni in merito ad una materia, l'arte, che nasce come un lusso per pochi?

L'abuso d'informazione dilata l'ignoranza con l'illusione di azzerarla?
L'abuso d'informazione dilata l'ignoranza con l'illusione di azzerarla?

Bene era sicuramente uno sfacciato provocatore, ma questa sua frase doveva
realmente conciliare con la sua ideologia.
Ricordo che lessi, un paio di anni fa, che a Venezia organizzò uno
spettacolo teatrale senza pubblico, ed io lo interpreta come un mero esericizio di narcisismo intellettuale.
Ma contemporaneamente lui stesso,portando in scena i grandi cardini del teatro ( con Salomè, Faust o Margheti, Don Chisciotte,l'Adelchi, l'Otello, L'Hamlet ) divenne un promotore della cultura, la rese più accessibile e la face conoscere tanto che perfino la televisione, seppur di nicchia, si interessò alla sua figura.
Si parla di mercificazione dell'arte sin dall'Ottocento, e la situazione attuale non è certo migliore.
Arte calpestata, libri disprezzati, quadri rivenduti per pochi spiccioli, abuso di grandi nomied uso consumistico.
Ma io credo anche che la Bellezza, perchè d'altronde è di questa che parliamo, debba essere messa a disposizione e prima di tutto, debba essere allungata su una mano che sappia spiegarla. Educare alla Bellezza di un quadro, di un componimento musicale, di una poesia, di uno spettacolo, di un corpo perfino.
Non ammassarci a girare questo gran calderone di sub-cultura e versarlo
addosso a qualsiasi spettatore.
Da quando è per le plebi, l'arte, ma una certa arte, si è adattata alle plebi, si è venduta; ma non ha educato le plebi cui si offriva.
L'arte è sempre un fenomeno estetico, tra l'altro.
Non è cambiata con gli anni. Ma la sua divulgazione potrebbe aiutare la plebi ad entrare in contatto col suo mondo, fatto di codici e di riconoscimenti, oltre che di intuizione.
Non si avranno immediatamente estimatori raffinati, forse non si avranno mai, ma almeno un piccolo gradino sarà pur sempre il segno di un innalzamento.
Ci sono cose che rimangono inedite per le masse anche se editate.
Kafka diffuso in rete diventa più accessibile.
Esistono Velazquez d'oggi.
Come sono sempre esistiti principi incapaci di andare al di là della
mera funzione decorativa di un Velazquez come di un 'quadro-Ikea'.
Tutto sta alla sensibilità del soggetto che certo ha il diritto
all'educazione, ma prima di tutto alla fruizione dell'arte.
Se il quadro fosse rimasto chiuso nella casa del principe ne avrebbe potuto
godere solo il principe comunque.
Il mercato dell'arte spesso è fatto da mercanti che tengono conto del target
di riferimento.